La storia narra che …
L’invenzione della Burrata sia frutto della sapiente arte casearia andriese. Nei primi decenni del secolo scorso, durante una forte nevicata, fu impossibile portare il latte in città dalle masserie. Così, per non sprecarlo, fu necessario trasformarlo. In quell’occasione, il casaro andriese Lorenzo Bianchino ebbe l’idea di creare un “sacchetto” di pasta filata in cui racchiudere degli sfilacci fatti della stessa pasta, immersi nella panna che affiorava dal latte (la cosiddetta stracciatella); richiuse il tutto e modellò con cura l’imboccatura donandole la caratteristica forma apicale. Nacque così la prima Burrata di Andria, uno dei più pregiati e particolari prodotti caseari della Puglia.
Perché si chiama Burrata
Il nome Burrata le è stato attribuito probabilmente per richiamare il sapore “burroso” del suo cuore gustoso e non, contrariamente a quello che si può subito pensare, al fatto che il suo ripieno sia arricchito di burro durante la sua lavorazione.
Come si fa la vera Burrata di Andria?
La lavorazione della Burrata di Andria si compone di poche semplici fasi tramandate fino a noi da generazioni di mastri casari. Tutto inizia dalla cagliata, un semilavorato ottenuto per coagulazione del latte col caglio. Questa viene immersa nell’acqua calda a 85-90 °C e lavorata fino ad ottenere una massa morbida ed elastica: la pasta filata che, grazie ad un abile lavoro manuale, prende la forma di un “sacchetto”. Lo stesso viene riempito di fettucce di pasta filata sfilacciate a mano e gustosa panna (la stracciatella) ed infine legato all’apice con steli di rafia.